L’umanità perfetta e divina delle origini
È una convinzione profondamente radicata che l’uomo moderno sia il debole discendente di esseri fisicamente e sensorialmente superiori. Siamo portati a credere che i nostri sensi – dall’olfatto ai riflessi – si siano “atrofizzati” in un compromesso evolutivo che ha privilegiato la mente e l’intelletto. Ebbene, questa è una narrazione profondamente erronea e, soprattutto, illogica.
Se la selezione naturale darwiniana fosse l’unica forza in gioco, ciò che resta vantaggioso per la sopravvivenza (come riflessi e olfatto) verrebbe mantenuto e potenziato. Al contrario, se guardiamo all’Homo Sapiens odierno, ci troviamo di fronte a una creatura subdotata: afflitta da patologie croniche, innumerevoli malattie genetiche, con un sistema immunitario costantemente in crisi e con palesi limiti psicofisici se paragonato alla forza, all’istinto e alla perfetta adattabilità del regno animale. Non siamo “superiori” per compromesso, siamo danneggiati.
La domanda cruciale, quindi, è: Cosa è successo?
La risposta non si trova nella scienza moderna, ma nel profondo della nostra memoria ancestrale. Gran parte delle tradizioni e dei miti, dalle Americhe all’Oriente, ci tramandano l’eco di una leggendaria “Età dell‘Oro” dell’umanità: un tempo in cui le cose erano ben diverse. Un tempo in cui esisteva una stirpe non di uomini come li conosciamo, ma di esseri che erano, a tutti gli effetti, Divinità.
È in questa memoria che riscopriamo i Benei Elohim, i Figli di Dio, insieme alle loro qualità psicofisiche e spirituali grazie alla Genesi Biblica di don Guido Bortoluzzi.